Tana per (gli ennesimi) ladri
Nel giugno del 2008 lo Stato decise che, famelico di soldi più che mai, era giunto il momento di tassare le imprese energetiche per i loro lauti margini di profitto. Venne quindi introdotta, una tassa chiamata Robin (Hood) Tax ed il nome la dice già lunga; per definizione, Robin Hood era colui che rubava ai ricchi per dare ai poveri e credo che mai nessun nome di altra tassa sia più azzeccata. Prendere dai ricchi per dare al (povero) stato. Se tu impresa energetica guadagni 1000 e ti levo 10 ci puoi anche stare, ti rimangono 990 con cui fare quello che ti pare, come ad esempio, pagare una tangente di 197 milioni di euro per ottenere un appalto all’estero e concedere all’Italia, un altro momento di gloria, nel panorama internazionale.
La tassa però aveva un vincolo ben preciso: sapendo che gli utenti italiani sono già tartassati con tutto il tartassabile (noi l’energia la paghiamo più cara di tutti e comunque sopra la media europea), venne deciso che l’addizionale Ires imposta alle imprese energetiche non poteva essere scaricata sugli utenti. In parole povere, zitto e paga, non lamentarti e non provare a fare il furbetto. Non c’era modo alcuno perchè potessero aumentare le bollette, le aziende energetiche non potevano scaricare l’obolo nè sulla bolletta nè tentando di fare i finti tonti, aumentando dei beni collaterali come i carburanti.
Detto fatto, nel rapporto in cui l’Autorità per l’energia fa il punto della situazione al Parlamento, parla chiaramente di un +1,6 miliardi di euro di incremento dei margini dovuti alla traslazione della tassa ai danni degli utenti e, già che ci siamo, anche un piccolo aumento ulteriore per pagare il disturbo. Le aziende energetiche avevano calcolato già tutto, lo Stato alza la tassa solo per noi e noi, tanto non ci controlla nessuno, alziamo le bollette e ci aggiungiamo anche qualcosa in più, dovremo pur campare in qualche modo no? La competitività che abbiamo perduto in campo internazionale in decenni di conduzione all’italiana, in questa maniera, la colmiamo a suon di mazzette qui e lì, tanto poi ci rientra tutto in tasca.
Così in leggerissimo ritardo, analizzando i dati relativi all’anno domini 2010 (al momento siamo nel 2013 nda), l’Autorità scopre che 199 dei 476 operatori, stavano guadagnandoci su, invece di perderci. E così, nella relazione ecco che compare una frase molto interessante: “è ragionevole supporre che, a seguito dell’introduzione dell’addizionale Ires, gli operatori recuperino la redditività sottratta dal maggior onere fiscale, aumentando il differenziale tra i prezzi di acquisto e i prezzi di vendita”. Compro allo stesso prezzo ma vendo ad una cifra come prima + la Robin Tax e + qualcosa per il disturbo.
Facile no? Così ci ritroviamo al momento di metterci a tavolino ed aprire un’istruttoria, convocare le aziende, metterle davanti al loro fatto compiuto, sanzionarle, riprendere il denaro prelevato subdolamente dalle tasche degli utenti e restituirli. Ecco, no.
Questo non accadrà. Siamo in Italia. L’Autorità non ha i poteri sanzionatori, in Italia non si sa chi questi poteri debba averli, c’è un vuoto normativo, l’unica cosa certa è che il Consiglio di Stato dice che l’Autorità per l’energia non più fare multe. E chi deve farlo allora? Benvenuti in Italia.
E così arriviamo alla smentita categorica da parte di Assoelettrica che dice che non è vero, che l’Autorità dovrebbe verificare meglio se è stato “commesso il furto” e che la tassa “è iniqua e probabilmente incostituzionale”. Spiegateci allora questi +1,6 miliardi di euro da dove vengon fuori.
Alle volte per capire l’effettiva portata degli eventi, basterebbe sentire il rumore che fanno le smentite. Maggiore sarà l’indignazione, maggiore dubbi solleveranno coloro che la esternano.
Ormai c’è rimasta veramente poca credibilità in Italia, basta dare un piccolo colpo di vanga ed esce qualche nefandezza. Questa è quella di oggi, prepariamoci a ciò che ci riserva questo paese delle meraviglie per domani.