Il maltempo flagella la costa di Ostia
L’ondata di maltempo che ha colpito l’Italia nell’ultima parte dell’autunno oltre a provocare enormi danni sul territorio ha messo nuovamente a nudo uno dei vecchi e più conosciuti problemi del litorale di Ostia: l’erosione dell’arenile. Secondo alcune stime, già nell’inverno scorso, ben 150.000 metri cubi di spiaggia sono stati erosi dall’avanzare del mare, l’equivalente di 10.000 camion pieni di sabbia andati perduti e quest’anno la situazione sembra non essere migliore. L’assetto degli arenili è stato compromesso dalle recenti mareggiate che hanno spinto le amministrazioni del territorio ad intervenire con iniziative volte alla salvaguardia delle coste vista anche la forte preoccupazione espressa dagli addetti ai lavori per le attività balneari della prossima stagione.
Ma perché si è giunti nuovamente a questa situazione? Dopo discussioni su quale modello di salvataggio adottare, la Regione Lazio ha optato per il Bms, acronimo di Beach Management System, un innovativo sistema ad impatto ambientale nullo, già utilizzato con successo su molte coste del mondo tra cui Usa, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Giappone e Malesia che si basa sul drenaggio dei sedimenti i quali, per evitare che vengano trascinati nuovamente in mare, vengono drenati da un sistema di tubi sotterranei che sfruttano la capacità dell’acqua di penetrare nel terreno per poi rigettarla in mare tramite delle apposite pompe. Il sistema però non ha sortito gli effetti sperati in quanto, secondo Giacomo Vizzani, presidente del XIII municipio, i tubi interrati sono fuoriusciti dalla sabbia rendendoli inutili oltre al fatto che la tecnica Bms è efficace se associata ad un costante ripascimento che, ogni due o tre anni, rinfoltisca la spiaggia. Già nel corso dell’estate si era parlato di una nuova soluzione al problema tramite il progetto di protezione globale nato da uno studio scientifico presentato dal presidente dell’Assobalneari Renato Papagni che, mantenendo il sistema preesistente costantemente in funzione, gli affiancava un complesso di barriere nei pressi del porto per poter filtrare e mettere in sicurezza, definitivamente, le sabbie del Lido di Ostia.
In una nota dell’Assessore alle Attività Produttive, al Lavoro e al Litorale Davide Bordoni, a seguito delle recenti mareggiate, si sottolinea l’importanza strategica del Lido di Ostia come centro di attrattiva turistico-balneare, dato l’ampio bacino di utenza e le potenzialità delle attività produttive e, proprio per poter sfruttare al meglio le capacità del territorio, si auspica la creazione di un piano per la protezione dell’arenile concordato assieme agli assessori regionali all’ambiente ed al bilancio volto a non far disperdere il potenziale di questa importante risorsa economica.
L’erosione delle coste non è comunque un problema della sola Ostia bensì, con l’innalzamento globale del livello dei mari, unito alla presenza di opere idrauliche per favorire l’agricoltura o la stessa protezione degli arenili, sta cominciando a minacciare le coste di tutto il mondo; proprio per questo molti dei più prestigiosi istituti di ricerca hanno cominciato ad interessarsi al problema facendo fare enormi passi in avanti ai modelli utilizzati per prevedere e difendere le coste: in principio le barriere venivano posizionate basandosi su semplici modelli matematici, poi si passò ai modelli a due dimensioni che comunque non rispecchiavano al meglio le reali condizioni di utilizzo per poi approdare, intorno al 2001 ai modelli a tre dimensioni con l’istituzione al politecnico di Bari del laboratorio di ingegneria delle coste italiano, uno dei centri di eccellenza d’Europa.