Il “giornalismo prostituzionale”
Poco dopo la sentenza che ha condannato Fininvest a risarcire 750milioni di euro alla Cir di De Benedetti, è arrivata la rappresaglia mediatica di un manipolo di giornalai (perchè definirli giornalisti sarebbe davvero troppo) alla disperata ricerca di qualcosa sulla quale sparlare del giudice che ha emesso la sentenza: Raimondo Mesiano.
Come riportato sull’articolo di Repubblica.it le rimostranze sono state molte e giustamente motivate; non si può pedinare un magistrato della Repubblica italiana mentre è fuori dai propri incarichi istituzionali ma soprattutto è veramente indispensabile parlare dei calzini del giudice?
Come cita l’ampiamente bistrattato codice deontologico dell’ordine dei giornalisti all’articolo 6 punto 2:
“2. La sfera privata delle persone note o che esercitano funzioni pubbliche deve essere rispettata se le notizie o i dati non hanno alcun rilievo sul loro ruolo o sulla loro vita pubblica.”
E allora il fatto che il giudice fumi (cosa ovviamente da non imitare ma non di certo una “stravaganza”) o che indossi un paio di calzini celesti cosa c’è di rilevante rispetto al suo incarico istituzionale?
Veramente vergognoso dover assistere ad una simile gogna mediatica di una persona che ha semplicemente applicato la legge guarda caso pestando proprio i piedi di un presidente del consiglio sempre più con l’acqua alla gola preda di deliri di onnipotenza/crisi mistiche.
Nell’ultimo passo dell’articolo su Repubblica.it Claudio Brachino, conduttore di Mattino 5 e direttore di Videonews si difende: “Non c’era alcuna malizia ma solo il senso televisivo di dare un volto a un personaggio che la gente non conosceva di persona”.
Mi piacerebbe tanto scoprire il significato del senso televisivo di dare un volto a qualcuno ma ancora prima, qualcuno ha idea di cosa sia questo famoso senso e soprattutto, cosa ha a che fare con un paio di calzini celesti?