Tutti a New Delhi!
Giorni fa è comparso su Repubblica.it un articolo che racconta la storia di un’operaia mantenuta nel limbo del precariato per quattro anni a forza di contratti a scadenza che, dopo ricevuto il classico benservito dalla sua azienda si è giustamente rivolta ad un giudice del lavoro che, constatata la natura continuativa del rapporto di lavoro, ha disposto il reintegro della Signora con contratto a tempo indeterminato. Di risposta l’azienda ha pensato di distaccare l’operaia, madre di quattro figli nella sede di New Delhi in India.
Dopo questa presa in giro, i diretti interessati hanno deciso di informare i media dell’accaduto e si è scatenata una polemica su quanto, in Italia, le regole possano avere un’effettiva attuazione/utilità.
Il successivo passo da parte dell’azienda è stato quello di revocare tale distacco perchè preoccupati per “il clamore suscitato dalla controversia” e le sue possibili conseguenze “sulle prospettive dell’intera azienda” fermo restando che la controversia è ancora aperta visto che l’azienda ha presentato appello.
Da quanto riportato quindi i geni-del-crimine sono più preoccupati per la figuraccia meschina ed allucinante che stanno facendo, piuttosto che prendersi le proprie responsabilità dopo aver sfruttato fino al minimo cavillo le lacunose, vaghe ed assolutamente inutili leggi italiane per massimizzare il profitto, scaricando un lavoratore come fosse un sacco di patate al prospettarsi di un maggiore guadagno in India.
Mi chiedo: e se una cosa del genere fosse capitata in un altro paese occidentale, come avrebbe reagito lo stato? Qui lo stanno ancora aspettando